Neuroni a Specchio e Sessione di Allenamento

22 Marzo 2018
tecnica_situazione_attacco_in_zona_centrale

Neuroni a specchio e relazione con l’allenamento

Per condividere insieme a voi il tema odierno dei neuroni a specchio, come spesso accade, partiamo da domande che ci danno spunti per riflettere.

Nel dettaglio vi chiedo:

Ma quanti sono gli aspetti legati alla prestazione nel gioco del calcio?

Sappiamo benissimo che siamo invasi dalla scienza anche in questo bellissimo mondo. La tecnologia valuta continuamente performance e allenamento, aspetti prestativi (GPS) e tattici (Match Analysis).

Voglio ancora credere (sono un tradizionalista per definizione), che il calcio non sia pilotato dalla scienza, ma sposo la visione  di “Jean Bangsbo”, preparatore fisico della nazionale danese di calcio e professore presso la University of Copenhagen,

Il calcio non è una scienza…ma la scienza può migliorare il livello del calcio.

Su questa affermazione ci credo.

E da qui ho iniziato a credere che per “provare” a migliorare il livello di prestazione a 360gradi della mia squadra (rispondendo alla mia domanda iniziale) dovrei considerare, oltre agli aspetti tecnico/tattici, fisici e emotivi, anche abilità mentali specifiche e il dispendio cognitivo.

Non so voi ma io inizialmente non le consideravo proprio 🙂

E partono le ricerche…ho iniziato ad approfondire le letture nel campo delle neuroscienze e mi sono incuriosito sugli aspetti legati al concetto dei neuroni a specchio.

(sinceramente mi scrivete nei commenti in quanti avevate già affrontato il tema?)

Partiamo dalla definizione dei neuroni a specchio

neuroni specchio sono una classe di neuroni che si attiva quando un individuo compie un’azione e quando l’individuo osserva la stessa azione compiuta da un altro soggetto, fonte Wikipedia (il link per approfondimenti scientifici che non è mio compito trattare per mancanza di Know-how)

Non vi annoio con la genesi ma vi racconto il pezzo dello studio dal quale nasce il concetto principale.

Su alcuni esperimenti eseguiti sui macachi sullo studio della corteccia premotoria, in maniera del tutto casuale hanno notato che, mentre uno sperimentatore prendeva una nocciolina in un cesto di noccioline preparato per degli esperimenti, alcuni neuroni della scimmia che osservava la scena si erano attivati.

E in tutto questo la scimmia non si era mossa.

Riassumendo all’osso (vi consiglio il libro “Neuroni specchio e allenamento, teoria e pratica di campo di Gabriele Boccolini se volete approfondire”), i neuroni a specchio si attivavano sia quando il macaco eseguiva l’azione dell’afferrare, sia quando osservava un altro individuo (scimmia o uomo) effettuare un’azione simile.

SORPRENDENTE!!! Da qui, venne confermato un comportamento analogo anche nell’uomo con esperimenti dedicati!!!

MA COSA VUOL DIRE IN SOLDONI? Che i neuroni a specchio danno un’interpretazione della modalità con cui si apprende, legata strettamente all’azione svolta da altri che osserviamo!

Impariamo, osservando gli altri fare!!!

Cavolo impegnativa questa frase! Però sono convinto che il senso sia questo!

Quindi, pur non essendo scienziati, possiamo leggere e tirare le somme per fare le nostre valutazioni.

Per rafforzare questo concetto vi riporto una frase per me molto esaustiva di Giacomo Rizzolati:

“Il cervello che agisce è innanzitutto un cervello che comprende”

Unito a questo scenario dobbiamo integrare dicendo che, approfondendo ulteriormente gli studi e eseguendo nuovi esperimenti, si è scoperto che il campo ricettivo visivo dei neuroni, spesso non è legato al campo visivo dell’essere umano! Ma cosa significa in pratica?

Provo a sintetizzare. Spesso un giocatore “capisce” qualcosa e “adegua” il suo movimento, per esempio un attaccante con il suo marcatore, pur non vedendolo e non sentendolo.

Per questo motivo si suggerisce di unire in ogni esercitazione un obiettivo specifico dei propri principi di gioco, racchiudendo non solo scopi tecnico tattici e fisici, bensì anche cognitivi (quest’ultimo aspetto spesso allenato con esercitazioni specifiche….non lo nego anche dal sottoscritto 🙂

Perché? Il calcio è uno sport situazionale, con un’enorme quantità di variabili aleatorie (movimento della palla, campo, distanze, avversari, compagni, condizioni climatiche per citarne una minima parte).

Pertanto allenare i nostri giocatori in queste situazioni specifiche può essere a mio avviso determinante, rendendoli più competitivi nel saper analizzare gli stimoli del match che inevitabilmente sono chiamati ad affrontare.

A questo punto, come spesso accade, proviamo a indicarvi un esempio di esercitazione che strizza l’occhio in questa direzione (freccia blu sotto)

ESERCITAZIONE

Proposta Tecnica Situazione per il Gioco con 2 punte:

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La proposta tecnico cognitiva personalmente l’ho proposta nella fase di attivazione per migliorare la conoscenza di movimenti specifici nel 4-3-1-2

Si sviluppa principalmente nella zona centrale del campo. Sono interessati il centrocampista centrale o il difensore centrale, l’esterno di difesa o la mezzala e infine due attaccanti posti in zona centrale. Ricordo che abbiamo ipotizzato un attacco a 2 punte centrali!

L’obiettivo  è quello di lavorare sulle qualità tecniche cognitive in situazioni di gioco che realmente potrebbero verificarsi in partita.

Durante la fase di consolidamento del possesso palla e di successiva preparazione alla finalizzazione in zona centrale, il giocatore A passa la palla B, il quale, dopo un contro-movimento lungo corto, esegue una trasmissione a C.

Quest’ultimo quando B ha controllato il pallone, effettua un contro movimento lungo corto per andare a ricevere la giocata da B e scambiare la sfera con quest’ultimo (classico scambio uno-due).

B, dopo aver ricevuto il passaggio di scarico da C, passa in profondità a D (che in precedenza si era smarcato con un contro-movimento di lungo-corto-profondità).

L’elemento D, quindi, può concludere con un tiro in porta e si va a collocare nella stazione A1, aspettando il suo turno. Quindi A segue la corsa nella postazione B che a sua volta va in C, che prosegue in D (indicazione del dai e segui).

Credo che, soprattutto nei dilettanti, dove il tempo e il numero delle sedute del microciclo non sono molte, un approccio di questo genere possa essere molto utile per ottimizzare ogni minuto delle sedute stesse.

O almeno questo è il mio pensiero!

Ed ora come sempre, apro le danze, per “ascoltare” il vostro con un commento!

Domandina finale

P.s. e proprio mentre chiudevo l’articolo (vi giuro stavo salvando)…mi sorge una domanda, che forse introduce altri concetti e merita un idoneo approfondimento; ma sono troppo tentato e la lancio qui alla fine!

Riprendo l’ultima parte dell’esercitazione proposta…ho due attaccanti che si muovono con il principio (uno lungo-corto e l’altro corto-lungo in profondità).

Gli sto dando un input prestabilito. A questo punto, in una progressione didattica, riuscirò mai a farli muovere in autonomia con questo principio ma dando loro la libertà di scegliere “chi fa cosa”?

Ciao

Andrea

 

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