Partita a tema, pressione alta, attaccare con una pressione ultraoffensiva

22 Gennaio 2024

Salve amici di Mistercalcio,

Oggi volevo parlare di una tematica tanto dibattuta negli ultimi anni, quella del Pressing alto.

Partiamo prima da un presupposto, che ogni idea tattica parte sempre da ciò che sono le caratteristiche dei giocatori che abbiamo a disposizione; in tal caso se per esempio abbiamo dei giocatori poco adatti in fase di non possesso a difendere 1vs1, difficilmente possiamo adattare questa idea alla nostra squadra.

Il discorso ovviamente cambia se parliamo di settore giovanile visto che il risultato “dovrebbe” essere meno importante della crescita individuale e collettiva.

Ma perchè utilizzare la marcatura uomo contro uomo o comunque una pressione forte?

Incominciamo a capire che il pressing è un’azione collettiva difensiva di forte pressione sulla palla e sugli evenutuali appoggi vicini, volta al recupero veloce del pallone.
Un’azione di pressing è un messaggio della squadra difendente: “non stiamo aspettando la conclusione della tua azione o un tuo errore per tornare in possesso della palla, ma vogliamo venire velocemente a
riprenderla”.

Uno dei fautori di questo concetto in Italia Mister Arrigo Sacchi dichiarava

«Volevo che la squadra difendesse aggredendo e non arretrando, ma avanzando. Volevo che la squadra fosse padrona del gioco in casa e in trasferta. Era difficile far capire il nuovo modo di giocare, il
movimento sincronizzato della squadra senza palla, avere undici giocatori con e senza palla sempre in posizione attiva. Avere una difesa attiva vuol dire che anche quando hanno la palla gli avversari
tu sei padrone del gioco. Con tale pressione li obblighi a giocare a velocità, a ritmi e intensità tali per cui non essendo abituati vanno in difficoltà
».

Diciamo che la differenza di quegli anni dove si lavorava a zona, oggi siamo ritornati indietro dove la marcatura a uomo è la forza di grandi allenatori come Gasperini oppure del Loco Bielsa con un’accezione però molto diversa a quelle degli anni 80’: non più in ottica difensiva e speculativa, ma marcature a uomo a tutto campo molto aggressive per il recupero offensivo della palla.

Ora vediamo nel concreto come sviluppare una partita a tema con questi concetti partendo da una pressione alta fatta ad una squadra che imposti la sua costruzione da dietro.

Come spesso mi capita di dire, l’esercitazione è un’idea per dare spunto a voi colleghi di sviluppare in base alle vostre esigenze umane e tecniche la miglior partita “richiamante”.

Sviluppo esercitazione:

Rappresentazione grafica dell’esercitazione

In una metà campo dividere il campo in tre zone con l’utilizzo di aste lateralmente e distanziatori in orizzontale. Dividere le due squadre in 11vs11 e schierarle all’interno del campo (qui schierati in un 4 3 3).

1) Alla squadra in fase di non possesso palla viene richiesto sempre di lavorare su due zone di campo lasciando libera una terza, mentre chi è in possesso può giocare tranquillamente in tutte e tre le zone, potendo imbucare alle spalle della linea difensiva avversaria esclusivamente con palla a terra;

2) Questo comporterà una maggiore concentrazione degli elementi in fase di riconquista con un aumento della pressione da parte del giocatore più vicino al portatore e di conseguenza del pressing da parte del collettivo;

3) Recuperata palla si deve cercare velocemente l’azione da goal prima che la squadra in non possesso possa organizzare il pressing.

Regole:

1) No Fuorigioco;

2) Rispettare le indicazioni di occupazione delle zone in fase di non possesso occupando solo due zone di campo;

3) Per chi vuole può inserire i tocchi limitati ( a me non piace perchè è la situazione che induce la scelta del tocco).

Temi per l’allenatore:

Oltre che a rilevare l’intensità in fase di non possesso, in base a quante volte e in che modalità la squadra difensiva si comporta e “gestisce” la regola, l’allenatore deve concentrarsi sulla squadra in possesso per valutare la bravura nel risolvere la difficoltà del pressing.

In particolar modo deve valutare il primo controllo (fondamentale per gestire al meglio una palla sotto pressione), chi con personalità prova il dribbling, la trasmissione, l’occupazione dello spazio e lo smarcamento.

Conclusione:

Io dico sempre che lo sport è lo specchio della vita, ogni allenatore riesce a trasmettere all’esterno in positivo ed in negativo il suo modo di essere.

C’è a chi piace non subire ed aspettare ciò che la vita ha in serbo per lui andando incontro al proprio destino e chi invece lo aspetta con la consapevolezza di chi non ha paura.

Ecco ora voi da che parte state?

Per chi amasse approfondire con un piccolo contributo video vi condivido una pillola pre uscita dell’articolo.

Da dove nasce l’esercitazione

Ditemi se l’articolo vi è piaciuto e commentate se avete trovate spunti interessanti.

Grazie a tutti cari lettori ed alla prossima.

Jacopo Leone.

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