L’allenamento strutturato

22 Maggio 2019

Ciao Mister, oggi tratto un argomento che suscita molta curiosità, l’allenamento strutturato.

La base dell’allenamento strutturato (metodologia nata nel Barcellona CF), è considerare l’essere umano come un sistema complesso.

Egli si adatta e si auto organizza, grazie all’interazione fra processi interni e ambiente circostante.

Ogni persona è unica e irripetibile, vista l’estrema complessità della realtà nella quale è immersa, (presente) e da come viene interpretata in funzione delle esperienze precedenti, (passato).

Il comportamento umano quindi sarà determinato dall’interazione degli elementi che costituiscono il “sistema uomo” e l’ambiente.

Strutture della prestazione sportiva

Francisco Seirul-lo (responsabile metodologico del F.C. Barcellona), ipotizza che nell’essere umano interagiscono strutture che condizionano la prestazione sportiva, (soprattutto negli sport di squadra).

Esse se prese in considerazione singolarmente, non porterebbero a valutare e migliorare esaurientemente la performance dell’atleta.

Queste strutture sono sei:

  1. struttura condizionale;
  2. coordinativa;
  3. socio-affettiva;
  4. cognitiva;
  5. emotivo-volitiva;
  6. creativo-espressiva.

“Ogni struttura è la manifestazione di processi nascosti…Quella che noi normalmente chiamiamo capacità, non è altro che il modo settoriale di valutare ciò che accade in un determinato sistema, che configura una determinata struttura” (Seirul-lo, 1998).

Grafico allenamento strutturato

Grafico allenamento strutturato

In una partita di calcio, diventa riduttiva una valutazione solamente quantitativa di ciò che accade.

Si deve cercare di separare, per esempio, la capacità condizionale o la capacità coordinativa dalle altre strutture, che influenzano il comportamento del giocatore.

Nell’allenamento strutturato, quindi, l’obiettivo non sarà più quello di migliorare una determinata capacità, (il passaggio, la resistenza, ecc.), ma sarà quello di ottimizzare le interazioni fra le diverse strutture del giocatore.

Far interagire il lavoro tecnico/tattico con la capacità creativa del giocatore, con la sua capacità socio-affettiva, con la sua volontà (Vila, ex responsabile del settore giovanile del Barcellona FC).

Un rendimento eccellente in competizione, è la causa e nello stesso tempo l’effetto della manifestazione ottimale di tutte le strutture contemporaneamente.

In determinati momenti alcune risalteranno più di altre, ma in uno sport di squadra nessuna può fare a meno dell’altra.

Struttura condizionale

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È la struttura che rappresenta il valore fisico del giocatore, il suo livello di contrazione muscolare, nella sua manifestazione di forza, resistenza, velocità, ampiezza dei suoi movimenti e le funzioni del suo metabolismo basale.

“Nell’allenamento condizionale, le qualità fisiche devono avere come obiettivo la loro ottimizzazione e non la loro massimizzazione” (Munoz-Parreno), in base alle esigenze specifiche richieste dal modello di gioco.

Struttura cognitiva

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È quello che normalmente viene denominato pensiero tattico.

La presa di decisione adeguata (selezione della risposta), in relazione alla situazione di gioco (identificazione dell’informazione), secondo le proprie possibilità (risposta motoria).

Si valuta il rischio della risposta scelta (feedback interno), che sempre in relazione al modello porta a una reale “conoscenza del gioco che permette di scegliere bene, fare prevalentemente, quello che potenzialmente si è capaci di fare”(Cano)

Un allenamento specifico può fornire un bagaglio d’informazioni utili alla comprensione del gioco.

Struttura emotivo-volitiva

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“Le emozioni sono il nostro motore, tanto per la nostra immediata reazione davanti al pericolo o al piacere, quanto per generare le nostre frustrazioni e reazioni aggressive.

È per questo che i sentimenti e le emozioni sono la luce e l’ombra di ciò che è un uomo.

Sono il cielo e l’inferno della nostra condotta con gli altri esseri umani” (Mora).

Ciò che si prova durante la competizione, è un’altalena di emozioni difficili da gestire, si può essere influenzati da tanti fattori (un rigore sbagliato, il pubblico, il risultato).

Un giocatore emotivamente intelligente è un giocatore che utilizza le emozioni positive come motore, e “dimentica” velocemente le emozioni negative.

Esse possono essere provocate da qualche episodio sfavorevole per guidare consapevolmente i suoi pensieri e le sue azioni.

La struttura emotivo-volitiva è la più difficile da far risaltare in allenamento.

L’allenatore deve cercare di creare un contesto il più simile possibile alla competizione, con i suoi interventi, con i suoi rinforzi positivi e negativi e con esercitazioni altamente specifiche e competitive.

Le esercitazioni di allenamento per essere competitive richiedono:

  • la ricerca della competenza nell’esercizio da svolgere. Gli sportivi trovano motivante sentire che stanno migliorando.
  • L’autonomia nella presa di decisione. Gli sportivi trovano motivante notare che possono decidere liberamente come e quando fare.
  • Lo sviluppo delle relazioni personali. Gli sportivi trovano motivante sentire che migliora la relazione con i compagni nello svolgimento dell’esercitazione (Perarnau).

Struttura creativo-espressiva

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La creatività è un tratto intrinseco della natura umana (Scagliusi).

In alcuni la struttura creativo-espressiva è geneticamente molto sviluppata, in altri meno.

Si dovranno proporre esercitazioni di allenamento, nelle quali i giocatori si trovano liberi di sperimentare e sbagliare, secondo principi utili a sviluppare una cultura della creatività e dell’innovazione.

Si deve avere la consapevolezza che:

  • L’innovazione è figlia dell’immaginazione.
  • Tutti possiamo apprendere o essere più creativi.
  • La creatività ama la collaborazione.
  • La creatività ha bisogno di tempo.
  • Le culture creative sono flessibili.
  • Le culture creative sono inquiete.
  • La creatività migliora con la diversità.
  • Tutti hanno potenziale creativo.
  • Le culture creative hanno bisogno di spazi creativi (Marina).

Struttura socio-affettiva

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Secondo Seirul-lo, sono tre gli elementi relazionati con la struttura socio-affettiva:

  • l’empatia;
  • l’assertività;
  • l’auto organizzazione.

L’empatia è la capacità di mettersi nei panni degli altri, comprenderne i sentimenti.

Permette di sentirsi più partecipi alle dinamiche del gruppo, dando il via al suo processo di coesione.

L’assertività è “la capacità di auto affermare i propri diritti, senza farsi manipolare e senza manipolare gli altri” (Castanyer).

Permette di mantenere la propria individualità ma rispettando il gruppo.

La condotta assertiva, come le altre abilità sociali, è una capacità che si apprende attraverso l’imitazione e i rinforzi positivi.

L’auto organizzazione è un aspetto utile a rendere il gruppo “autosufficiente per risolvere i problemi e situazioni che gli si presentano in competizione.

Dove tutti si sentono importanti, partecipi, responsabili, mettendo i loro interessi e obiettivi al servizio della squadra” (Munoz-Parreno).

Dal punto di vista tattico/strategico, diventa prioritario in ogni partita che i giocatori siano disposti a collaborare fra loro.

Quest’aspetto deve essere presente anche durante tutta la settimana.

In allenamento e in partita, l’allenatore deve “distribuire responsabilità individuali in tutto il terreno di gioco, ma condividendo interessi e obiettivi comuni,dove la cooperazione si trasforma in aiuto reciproco” (Seirul-lo).

Struttura coordinativa

È inerente al dominio del proprio corpo, come requisito per essere efficace in relazione alla palla, al buon equilibrio in tutte le azioni con e senza palla, alla percezione delle traiettorie e della velocità del proprio movimento, della palla e dell’avversario.

E’ forse la struttura più apprezzata da chi assiste a una partita di calcio.

Però come accade nei riguardi della struttura condizionale, viene allenata in eccesso in modo analitico, senza considerare la totalità multi strutturale del giocatore.

Senza dubbio la struttura coordinativa è la “punta dell’iceberg“, l’unica parte visibile.

Senza il dominio di questa struttura e l’interrelazione con le altre, non avrebbe efficacia l’azione motoria.

Conclusione

Mister, termina qui la prima parte del mio lavoro.

Questo articolo, avrà una continuazione nella mia prossima pubblicazione.

Non perdere il continuo mi raccomando 🙂

Ciao,

Marco Monteleone.

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