“TECNICA INDIVIDUALE”: La finta e il dribbling

9 Febbraio 2008
finta e dribbling con situazione 1vs1

In questo intervento analizzeremo due tra i gesti tecnici più spettacolari ed entusiasmanti del gioco del calcio: il dribbling e la finta. 

IL DRIBBLING:

Possiamo definire il dribbling come quella abilità tattica individuale che si esegue con la palla e prevede il superamento, con la palla, dell’avversario. In altre parole la vittoria del duello dell’uno contro uno, l’arma a disposizione dell’attaccante per liberarsi dalla marcatura dell’avversario e cercare la via della rete.
La finalità è quella di superare l’avversario, creare superiorità numerica, scardinare le difese avversarie e superare le difese ad uomo.

Esistono alcuni giocatori, definiti talenti, che riescono ad esprimere tale gesto con grandi qualità tecniche senza particolari apprendimenti, come esistono tuttavia calciatori “normali” che, attraverso progressioni didattiche appropriate, sviluppano qualità stabili nel tempo che permettono di ottenere buoni risultati nell’attuazione di questa “arte” di saltare l’avversario.

Nonostante possa essere un’ abilità attuabile da tutti, il dribbling è generalmente considerato privilegio dei giocatori di bassa statura che, avendo il baricentro del corpo relativamente basso, sono agevolati nei movimenti rapidi e nell’equilibrio del corpo in occasione di repentini spostamenti.

ESERCITAZIONE FINTA E DRIBBLING CON 1 VS 1

Finta e dribbling con situazionale 1vs1

Al via del mister i 2 giocatori(blu e rosso), eseguono con il pallone lo slalom tra i coni, per poi puntare la sagoma ed effettuare una finta richiesta dal mister (ad ogni partenza diversa), per poi concludere con un tiro di precisione nella porticina.

Una volta effettuato questo gesto tecnico, entrambi i giocatori corrono a conquistare il pallone nella lunetta del centrocampo. Chi prima arriverà sul pallone sarà l’attaccante, di conseguenza l’altro giocatore il difendente. In questa fase dobbiamo pretendere continui 1vs1 per effettuare finte e dribbing, prima della finalizzazione con il tiro in porta.

Se il difensore conquista il possesso del pallone ha come obiettivo una rete in una delle 2 porticine poste al lato della porta.

Dimensioni campo: mt. 20×20

Minuti esercitazione: 5

Numero di serie: 2

Volume totale: 10 min

LA FINTA

Generalmente l’azione di dribbling è associata ad una finta (ne è parte integrante) che come movimento d’inganno ha lo scopo di nascondere le intenzioni del giocatore in possesso palla, sbilanciando il marcatore/difensore costringendolo a muoversi in una certa direzione, per poi batterlo, andando con un movimento intenzionale, nella direzione voluta.
Definiamo la finta come quella abilità tattica individuale che si esegue con e senza palla e non prevede il superamento, con palla, dell’avversario. La finta è quindi un tentativo intenzionale per trarre in inganno il proprio avversario
attraverso movimenti del tronco, delle gambe, del cenno della mano, di uno sguardo, al fine di acquisire un vantaggio temporale nel duello con l’avversario. In ambito coordinativo la capacità di anticipazione motoria ha un ruolo fondamentale consentendo di sviluppare e strutturare un pensiero a priori per poi applicarlo (movimento d’inganno).
 

Possiamo considerare varie tipologie di finte:

· finte attive: indurre nell’avversario anticipazioni errate e quindi una reazione che gli impedisca di far fronte alla successiva e reale azione offensiva dell’attaccante (attaccante in ruolo attivo)
· finte passive: nascondere le proprie intenzioni con pause intenzionali del movimento lasciando l’avversario nell’indecisione sul come sarà il seguito dell’azione (l’attaccante lascia il ruolo attivo al difensore per poi reagire successivamente)
· finte in attacco: finte atte a far credere all’avversario che abbia inizio un’azione pericolosa ben precisa
· finte in difesa: finte per far pensare ad errori potenzialmente sfruttabili dall’avversario
· finte che modificano il tempo: dribbling, cambi di direzione
· finte che modificano lo spazio: cambi di ritmo, cambi di velocità.

Analizzato il gesto tecnico della finta, possiamo ora distinguere due principali modalità di attuazione del dribbling:

· dribbling di forza, con cambio di direzione e di velocità (la finta può anche non essere effettuata);

· dribbling di abilità, con finta e dribbling attraverso un movimento di inganno e un movimento intenzionale.
Il movimento di inganno consiste in una finta di calcio, in una finta di spostamento del corpo o della palla o di entrambi, in una finta di passaggio con orientamento del corpo in una direzione e successivo cambio di fronte.

Nel dribbling di forza al calciatore è richiesto il cosiddetto cambio passo da attuare nei confronti di un avversario più lento o nei confronti di un giocatore che si trova in posizione sfavorevole.
Nel dribbling di abilità al calciatore è richiesta destrezza e sensibilità nel contatto palla. Attraverso queste due qualità si cerca di sbilanciare l’avversario con un movimento di inganno per poi inserire il movimento intenzionale (il dribbling vero e proprio).

Molteplici sono le capacità coordinative che intervengono e vengono utilizzate durante un’azione di dribbling:

· capacità di differenziazione: da impiegare nella guida della palla gradualizzando in modo preciso la forza da imprimere alla sfera;

· capacità di reazione: reagendo nel modo più rapido possibile ad un segnale quale può essere lo sbilanciamento dell’avversario dopo una finta (anticipare il suo intervento);

· capacità di equilibrio: cercando di mantenere il corpo in condizioni ottimali di appoggio al terreno con movimenti dei piedi e del corpo, al fine di mantenere, ripristinare e far perdere l’equilibrio

· capacità di combinazione e accoppiamento: sapendo coordinare più gesti nella stessa azione come ad esempio la finta e la guida della palla o la finta e il tiro in porta ecc…

· capacità di adattamento e trasformazione: rispondendo in modo istantaneo e attraverso un’ azione intenzionale ad eventuali variazioni di programma (effettuare una controfinta dopo che il difensore non ha reagito con uno sbilanciamento ad una prima azione di inganno); quindi capacità di leggere-anticipare le mosse dell’avversario ed in relazione alla reazionedell’avversario adattare e trasformare i movimenti propri proponendo opportune contromosse;

· capacità spazio-temporale: per scegliere distanze e tempi necessari per rendere efficaci i movimenti d’inganno e intenzionali; quindi percezione del momento giusto per saltare l’uomo considerando anche eventuali errori tattici del difensore che entra in contrasto sulla palla quando questa è controllata perfettamente dall’attaccante e scelta della distanza giusta del portatore palla rispetto all’avversario evitando sia una distanza eccessiva (si lascia al difensore la possibilità di recuperare il momentaneo sbilanciamento creato con una finta precedente) sia evitando una distanza esigua (si creano i presupposti affinché il difensore possa intercettare palla ancor prima di iniziare l’azione di dribbling)

· capacità di fantasia motoria.
Determinanti nel dribbling sono anche le capacità condizionali di forza e velocità. Confidando sulla capacità di accelerazione il giocatore riesce a dribblare l’avversario anche senza l’ausilio di finte e questo attraverso un cambio passo (cambio di direzione e di velocità) inserito al momento giusto. Importante è anche la velocità di decisione che aiuta il giocatore ad agire velocemente da un punto di vista psico-motorio facendogli decidere e capire
quale dribbling è più opportuno effettuandolo poi il più rapidamente possibile (capacità di reazione/accelerazione).

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